giovedì 26 aprile 2012

Le “Fragole volanti”. Una confettura con baffetti e zampine

…prima che passi il tempo delle fragole, organizziamoci!

Ci sono cibi che hanno una storia dietro come “il Minestrone” o le “Chiacchiere”, ricordi forti della mia infanzia con la mamma che cucinava per noi, o la grande disputa “Baverese v/s Panna Cotta” che come il “Bollito Piccante” qui alla Gatteria muovono ancora gli animi, ma anche le “Polpette”, che più che una racconto muovono la gola peggio delle ciliegie.
Ci sono cibi che hanno un emozione dietro come “La Marmellata di Arance”, quella buona, quella che ogni volta riporta il mio papà indietro nel tempo fino a vederlo seduto a tavola, con il barattolino aperto, il coltello sporco, un pezzo di pane davanti e un pezzetto già in bocca.

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Ci sono cibi che “uno tira l’altro” come le storie intorno al falò d’estate, cibi che confortano, cibi che abbracciano, ti prendono per mano e ti portano avanti… così sono, ad esempio, le fragole!

Con le fragole ho sempre avuto un rapporto simpatico: hanno un colore caldo, sono profumate, mettono allegria.
Per il compleanno del mio papà era obbligo preparare una crostata di fragole con la panna e quando, tanto tempo fa, lui si ammalò, partì un telegrafo senza fili con le amiche cuciniere per fare arrivare da Roma a Cagliari le fragole, ovviamente trasformate, per addolcire le sue giornate. Una vera prova ad ostacoli, per me che non avevo mai preparato marmellate e confetture, ma il successo delle “fragole volanti” fu immediato.

Ne è passato di zucchero sotto i ponti da allora!…

RP-DSC02890…e, soprattutto, ne ho fatto bollire di frutta nel mio pentolone, sperimentando ricette e metodi fino a trovare il mio “stile zuccherino” grazie anche (e soprattutto) a Christine Ferber, la fata delle confetture, che mi ha fatto sovente compagnia dalle pagine del suo libro in questi mesi trascorsi lontani dal blog.

Ed ecco la ricetta di una confettura davvero buona, con le fragole che rimangono intere e il sapore “fresco” quasi “appena raccolto”, proprio quella che cercavo allora...

Confettura di fragole (metodo C. Ferber)
610 1 kg di fragole già pulite
610 600/700 gr di zucchero (a seconda di quanto sono dolci le fragole)
610 il succo di un piccolo limone

Occorrono tre giorni per preparare questa meraviglia, ma decisamente ci vuole più a scrivere “come” farla che a prepararla “davvero”.

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Nel primo giorno mettiamo le fragole a macerare con lo zucchero e il succo di limone, coperte da una pellicola e al fresco per una notte.

Il secondo giorno portiamo questa “preparazione” sul fuoco dolce e la facciamo “fremere”, cioè lasciamo che lo zucchero si sciolga e spegniamo quando lo sciroppo ottenuto inizia a formare piccole bollicine.

RP-DSC02880 Versiamo in una terrina, ricopriamo con una pellicola e lasciamo riposare al fresco, per tutta una notte.

Il terzo giorno separiamo le fragole, utilizzando un colino a maglie fitte, e portiamo lo sciroppo ad ebollizione. Schiumiamo e proseguiamo la cottura a fuoco vivo per almeno 15 minuti.
Lo sciroppo si concentra a 105°C (se utilizziamo il termometro da marmellata che naturalmente io non ho… a buon intenditore…) ma possiamo verificare con il solito metodo “piattino” la “nappatura”.
A questo punto aggiungiamo le fragole “candite” a metà.
Riportiamo a bollore a fuoco vivo, schiumiamo ancora e proseguiamo la cottura per almeno 5 minuti, girando delicatamente.

P-DSC02902 Verifichiamo di nuovo la nappatura (o… desiderato termometro… prima o poi sarai mio!!).
Le fragole appariranno traslucide, come candite.

Mettiamo subito nei barattoli sterilizzati, facendo estrema attenzione agli schizzi perché le bruciature sono in agguato! Riempiamo fino al bordo, chiudiamo bene e rovesciamo i barattolini fino a quando saranno freddi.

P-DSC02901Alla Gatteria la prepariamo in barattolini piccoli, che porto a tavola insieme a delle fette di pane in sostituzione del dolce… si apre il barattolo e… voilà, il barattolo è finito! Questa confettura da una vera e propria assuefazione!

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C’è una cosa che questo anno (abbondante) mi ha insegnato, ed è la Pazienza.

Per questo volevo rubare una frase ad Alain Ducasse, uno chef grandioso che ha scritto di Christine Ferber: “I suoi segreti sono la precisione e la pazienza. La Precisione nella selezione e nel dosaggio dei prodotti, nei metodi e nei tempi di cottura. Pazienza perchè la confettura diventa l’espressione della sensualità e della convivialità. Un meraviglioso momento da dividere con chi si ama.

Ed è per questo che questa marmellata entra a pieno diritto anche nella rubrica: Sweet and Slow.

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lunedì 16 aprile 2012

Il Cointreau della Gatteria…

…o il mistero dell’arancia sospesa!

Dunque dunque… e già sento la voce di mamma che mi dice “non si comincia una frase con il dunque…”… e si mamma, hai ragione, ma da dove comincio?
Intanto, non pensate che nell’ultimo anno (abbondante) qui alla Gatteria abbiamo poltrito! E no, assolutamente!
Abbiamo prodotto cibarie, lievitati soprattutto, e marmellate e liquorini….

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e quindi, dunque dunque, da dove cominciamo?

Per fortuna ci sono gli amici che ti salvano sempre da queste situazioni imbarazzanti, vero Jajo?
Nessuna indecisione allora, il Cointreau della Gatteria era una ricettina ferma ai nastri di partenza dal lontano 2008 e quindi, ricomincio da qui!!

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Per farlo occorre davvero pochissimo, ma i pochi ingredienti devono essere a dir poco ottimi.

Intanto una bella arancia, assolutamente non trattata, altrimenti tutte le porcherie che stanno sulla buccia passeranno al vostro liquore e quindi poi ve le berreste… blearch!!!
Noi abbiamo risolto da quando compriamo le arance dall’Azienda Brancati, che le produce, le raccoglie e le spedisce direttamente dalla Sicilia.
Sono magistralmente buone! Provare per credere!

Poi 1/2 litro di alcool da liquori e 350/400 gr. di zucchero e 500/600 ml di acqua e un poco di tempo, 20 giorni di sospensione alcolica e qualche settimana prima di assaggiare il risultato… e si, ci vuole tempo!

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Si inizia sospendendo l’arancia a un paio di centimetri dall’alcool in un vaso a chiusura ermetica, e si aspetta una ventina di giorni.
Vedrete quasi da subito che dall’arancia sospesa inizieranno a “trasudare” delle goccioline. I vapori dell’alcool penetrano infatti dentro il frutto e piano piano escono portando fuori gli oli essenziali e il succo profumato.
Lentamente l’arancia si scolorerà e il liquido passerà da trasparente ad ambrato, più o meno scuro a seconda del “colore” del frutto.

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Passato questo tempo togliete il frutto ormai “esausto” dall’alcool, e preparate lo sciroppo facendo sciogliere 400 gr. di zucchero in 1/2 litro di acqua a fuoco dolcissimo.
Queste dosi possono variare ed è tutta questione di gusto.
Noi usiamo 1/2 litro di acqua e 400 gr di zucchero, ma potete arrivare fino a 600 ml di acqua (se lo preferito un poco meno alcolico) e diminuendo la dose dello zucchero fino a 350 gr. se preferite un liquore un poco più secco.

Fate raffreddare benissimo e poi aggiungere molto lentamente l’essenza alcolica nello sciroppo, mai il contrario, un cucchiaio alla volta.
Ricordate che più lentamente verrà fatta questa operazione più il liquore risulterà limpido.

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Imbottigliate, aspettate qualche giorno, diciamo almeno due settimane e poi… assaggiate!

Il gusto e il profumo di questo liquorino vi ricompenserà della lunga attesa,  non saprete più farne a meno!

nasinasiarancioni a tutti!

domenica 8 aprile 2012

Vola, colomba bianca volaaaa…..

…di lieviti e di rinascite, di risvegli e nascite!

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E’ Pasqua, è Pasqua!!!!
Auguri e ancora Auguri a tutti tutti!

E dopo aver dato gli auguri iniziamo questo post dall’ultima cosa scritta la sopra: “nascite”…
nascite, si, perché il mondo dei blog in questo periodo è in pieno fermento e tante blogger, in modalità emulazione pappa mamma, qui sopra ritratta, hanno messo al caldo delle magnifiche pagnottine che ora stanno lievitando!
E allora, un augurio speciale vada alla mia sorellina virtuale Sarah di Fragole & Limone e alla mitica Vivi di Cosa Ti Preparo Per Cena, alle quali vorrei essere più vicina, ma anche a tutte le altre amiche lievitanti!

E’ Pasqua, quale miglior momento per parlare di nascite?

Per festeggiare questo giorno bello, le mie amiche, le loro pagnottine e anche la Gatteria, ho deciso di tirare fuori dal frigo la mia penna… ops, la mia pappa mamma, cercare una ricetta per una colomba buona buona e vedere di farla volare alta!

La ricetta che riporto qui sotto è quella di Sara, replicata passo passo e solo con lievissime variazioni.

La preparazione non è particolarmente difficile, o laboriosa, ma decisamente lunga e delicata.
Lunga perché fra i rinfreschi del lievito e gli impasti veri e propri della colomba dovete considerare almeno 3 giorni, delicata perché il lievito naturale è “instabile” e occorre stargli dietro con attenzione.
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Per rendere il lievito bello attivo e “forte” occorrerà rinfrescarlo almeno 5 volte nel giro di due giorni, quindi, come dice Sara: “…diciamo che se volete gustare la colomba domenica per pranzo, iniziate col primo rinfresco giovedì alle 17. Fate il secondo rinfresco alle 21: poi venerdì rinfrescate alle 7-8, alle 11 e alle 15, così da essere pronti a fare il primo impasto alle 19”.

Ed eccoci arrivati alle 19 del Giovedì sera, pronti ad iniziare ad impastare?

Colomba a Lievitazione Naturale (di Sarah B.)

Ingredienti per uno stampo da colomba di 1 kg

1° impasto:
610 100 gr lievito naturale (rinfrescato 5 volte nel giro di un paio di giorni)
61075 gr burro morbido
61090 gr zucchero
610120 gr latte
6101 uovo
6102 tuorli
610200 gr farina Manitoba
610150 gr farina 00
6101 cucchiaino malto d'orzo

2° impasto:
61020 gr zucchero a velo
61020 gr burro
61020 gr polvere di mandorle
610100 gr canditi
6101 tuorlo
6102 gr sale
6101/2 stecca vaniglia (i semini)

Glassa:
61020 gr mandorle a scagliette
61040 gr zucchero
61020 gr albume

Copertura:
61010 mandorle spellate intere
610granella di zucchero q. b
610zucchero a velo q. b

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Prendete 100 gr. della pappa mamma bella attiva e spumeggiante, scioglietela nella ciotola dell'impastatrice con tutti gli ingredienti liquidi (latte, malto d'orzo, uovo e tuorli) fino ad ottenere una bella pastella. Il burro lo aggiungerete dopo.

Incorporate adesso gli ingredienti secchi (le farine e lo zucchero) poco alla volta, lavorando piano perché la pastella li assorba bene e senza formare grumi.

Quando saranno amalgamati per bene, aggiungere il burro morbido. Non tutto insieme ma un poco alla  volta, facendolo assorbire bene dal composto prima di aggiungere il successivo.

Se avete l’impastatrice lavorate una decina 10 di minuti , a mano un poco di più, 20-25 minuti.

L’impasto che otterrete sarà piuttosto appiccicoso.
Mettetelo in una ciotola a riposare, coperto con una pellicola, evitando stanze gelide e correnti d’aria fredda per circa 12 ore.
Se avete iniziato il lavoro verso le 19.00 potrete riprendere l’impasto la mattina successiva, intorno alle 8e30.

La mattina l’impasto dovrebbe avere almeno triplicato il suo volume. 
Impastatelo aggiungendo gli ingredienti del secondo impasto. Il burro deve essere sempre aggiunto per ultimo e un poco alla volta, facendo incordare per bene.

Rimettete a riposare il tutto in una ciotola, questa volta avendo cura di scegliere un posto tiepido, per circa 30 minuti.
A questo punto versatelo nello stampo da colomba facendo attenzione di riempire tutti gli spazi.

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Come fa notare Sara: “…se usate uno stampo flessibile come quelli di cartone, effettuate questo passaggio con lo stampo già appoggiato sulla leccarda del forno, perché è piuttosto disagevole spostarlo una volta lievitato”.

Lasciate la futura colomba a lievitare al calduccio per circa 3-4 ore, o comunque fino a quando l'impasto arriverà al bordo dello stampo.

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R-DSC02835 Riscaldate il forno a circa 180°-190°.

Mentre il forno va a temperatura preparate la glassa, battendo bene l’albume con lo zucchero e le mandorle fino ad ottenere un bel composto spumoso.

Quando il forno è caldo, versate la glassa sulla colomba molto delicatamente, spargete le mandorle intere, lo zucchero a velo e spolverate con lo zucchero a velo.R-DSC02836 
Infornate nella parte media del forno per circa 35-40 minuti e fate comunque la prova stecchino per verificare la cottura prima di toglierla dal forno.

Mettete la colomba a raffreddare su una gratella perché l’impasto è piuttosto umido e se non si asciuga bene risulterà piuttosto compatto e pesante a discapito della bontà.
Se ci riuscite fatela addirittura raffreddare appesa a testa in giù (in modo che l’impasto non crolli su se stesso mentre è ancora caldo).
Comunque lasciatela riposare almeno 24 ore prima di addentarla!
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Le foto non sono venute un granché, ma la colomba era davvero buona!

Eccoci dunque alla fine di questo post.

E’ Pasqua, la nostra colomba è pronta a volare (Ciomp Ciomp) e vorrei tanto offrirne un pezzettino a tutti quelli che passeranno di qui.
Intanto la Gatteria mi aspetta, i mici pretendono la pappa e anche GrandeGatto aspetta la pasta al forno, quindi, con rammarico, devo salutarvi.
Vado a preparare il tavolo!

nasinasipasquali

miciapallina e GrandeGatto

 
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